Minori: dovere e responsabilità

La presentazione dell’edizione 2025 di «Venduti ai minori», l’indagine condotta dal MOIGE in collaborazione con l’Istituto Piepoli, svoltasi a Roma lo scorso 18 novembre nella sala Matteotti della Camera dei Deputati, ha lanciato un allarme che non può e non deve lasciare indifferente la nostra categoria.

L’analisi ha messo in luce una realtà preoccupante: la facilità con cui i minori accedono a prodotti loro vietati, complice, in troppi casi la superficialità o l’omissione di controlli da parte degli esercenti.

L’indagine ha toccato temi sensibili come alcol, azzardo, pornografia, videogiochi 18+ e merce contraffatta, ma sono i dati che riguardano direttamente la nostra rete – tabacchi, sigarette elettroniche e gioco – a imporre una riflessione profonda e un’azione immediata e correttiva.

I dati relativi al fumo sono netti e inequivocabili e la criticità maggiore emerge dalla mancanza di controllo: molti tabaccai non hanno verificato l’età dell’acquirente e non hanno negato la vendita, pur sapendo di avere di fronte un minore.

Altrettando preoccupante è lo scenario legato ai giochi con vincita in denaro: solo in meno della metà dei casi è stata controllata l’età e un sorprendente numero di gestori non si è rifiutato di far giocare un minore.

Questi dati non sono una statistica astratta, ma il riflesso di una grave violazione della legge e, ancor più, di una rottura del patto di responsabilità sociale che ogni tabaccaio, come concessionario dello Stato e presidio di legalità sul territorio, ha il dovere di onorare.

Il nostro impegno non può restare confinato alla retorica, ma è necessario che si traduca e concretizzi in un imperativo categorico per ogni tabaccheria.

La richiesta del documento di identità quando abbiamo il minimo dubbio sull’età del cliente non è un mero adempimento burocratico o una seccatura: è l’atto fondamentale che definisce e tutela la nostra professionalità e la nostra etica, pilastri essenziali per il consolidamento dell’esclusiva.

Non solo. Come ho avuto modo di evidenziare nel mio intervento, impedire ai minori di accedere ai prodotti loro vietati deve essere uno sforzo collettivo di famiglie, scuola, Istituzioni ed esercenti ed ogni accesso che si realizza è un fallimento collettivo.

Mario Antonelli