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l’Eurodemagogia bussa. Ma l’Italia non apre

cop 44 2024Nel n. 41 del 18 novembre scorso, abbiamo parlato di una nuova iniziativa della Commissione Europea, discussa nella nostra ultima assemblea CEDT: l’aggiornamento della «Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea relativa agli ambienti senza fumo» del 2009. Il documento, approvato dal Consiglio dopo un passaggio al Parlamento UE, è l’ennesimo tentativo dell’euroburocrazia di affossare il nostro settore con misure che, sebbene non vincolanti, sono pur sempre indicazioni precise di cui molti Stati membri tengono conto nell’attuazione delle politiche nazionali antitabacco. Indicazioni per nulla positive, perché il documento è un concentrato di demagogia, mette insieme, in un unico calderone, fumo tradizionale ed aerosol da svapo e da tabacco riscaldato, amplia all’infinito i luoghi all’aperto in cui estendere il divieto di fumo, per arrivare alle terrazze e agli spazi aperti dei bar e dei ristoranti e, genericamente, a tutti i luoghi «ad alta frequentazione».

Naturalmente tutto ciò senza una seria ed approfondita valutazione d’impatto, come richiederebbe, invece, il tanto strombazzato programma della Commissione «Legiferare meglio» e senza considerare con attenzione le conseguenze sulle piccole imprese, in barba all’altrettanto sbandierato Small Business Act (Pensare soprattutto al Piccolo). Due capisaldi che dovrebbero guidare ogni iniziativa legislativa della Commissione. Dovrebbero, appunto...

Ad onor del vero, alcuni Paesi come Grecia, Repubblica Ceca e Germania in sede di Consiglio hanno manifestato delle perplessità e posto qualche veto; lo stesso Parlamento Europeo, che ha da poco esaminato la Raccomandazione, ha espresso alcune riserve in merito, specialmente per quanto riguarda l’equiparazione tra fumo tradizionale e aerosol, al punto di non approvare una risoluzione specifica trasversale di alcuni gruppi politici.

La buona notizia, però, è che l’Italia, assieme alla Romania, ha contestato apertamente e formalmente la proposta per diversi motivi, procedurali e sostanziali, legati alla mancata valutazione d’impatto, all’inesistente considerazione di alcuni emendamenti proposti, all’equiparazione discutibile e priva di conclamate evidenze scientifiche tra fumo tradizionale ed aerosol e all’indeterminatezza delle aree pubbliche su cui estendere il divieto di fumo.

Da applauso la conclusione della nota formale italo-rumena, che vale la pena riportare integralmente: «si ricorda infine che da questo atto adottato dal Consiglio, per sua stessa natura e portata, non deriva alcun obbligo legale per gli Stati membri di definire adeguatamente la propria legislazione nazionale, tenendo conto delle competenze e delle specificità nazionali nell’attuazione e non viene creato alcun precedente normativo per qualsiasi futura discussione in seno al Consiglio sulla politica europea del tabacco». In altre parole, a casa nostra queste indicazioni non troveranno posto, almeno per ora.

Un risveglio, per così dire, di «sovranità nazionale» che personalmente apprezziamo molto perché non è un impeto sciovinista, ma un atto di onestà intellettuale dei nostri rappresentanti istituzionali, i quali hanno sbarrato la porta ai paggetti di «Madame Eurodemagogia».

Avere il sostegno del nostro Governo in un momento così delicato è non solo un vero conforto, ma anche uno sprone a non permettere che un gruppo di euroburocrati, ridisegni il nostro futuro come fosse una partita di Risiko o una tombola tra amici e parenti. Quelle si giocheranno tra poco, in casa, in famiglia, tra canti natalizi e tavolate pantagrueliche.

Al contrario, nei palazzi ovattati di Bruxelles e nell’emiciclo di Strasburgo, è doveroso un contegno istituzionale ed un rigore metodologico di ben altra portata quando si tratta di decidere del destino di decine di migliaia di microimprese che servono lo Stato ed i cittadini.

Nel frattempo, la porta di casa nostra resta chiusa.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Mario Antonelli

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