E ora, si aumenti l’aggio!
Nei giorni scorsi «Il Sole 24 Ore», il principale quotidiano economico nel nostro Paese, ha dedicato un ampio spazio alle nostre rivendicazioni. Alle rivendicazioni cioè della più estesa rete di vendita del Paese, quattro volte il numero degli uffici postali e due volte e mezzo la rete degli sportelli bancari.
Lo ha fatto attraverso un’intervista al sottoscritto con la quale ho cercato di dare evidenza a tutte le principali questioni che interessano la nostra categoria.
Partendo da un dato incontrovertibile: i tabaccai assicurano all’Erario oltre 14 miliardi di euro di gettito dai prodotti del tabacco e correlati ed oltre 10 miliardi di euro dal gioco pubblico. Non certo «bazzecole», come avrebbe detto Totò, ma entrate davvero importanti per le casse dello Stato.
Ecco, quindi, l’origine delle nostre principali e più urgenti richieste al Governo: aumento dell’aggio sui tabacchi e sul Lotto, varo del decreto attuativo del divieto di vendita on line delle e-cig.
Urgenti sì, perché l’aggio sul tabacco è fermo dal 1993, mentre l’incremento di oneri e costi fissi cui dobbiamo far fronte è un evento pressoché quotidiano.
Senza contare il danno derivante alle nostre attività dalla vendita on line dei prodotti di nuova generazione.
Non solo aumento degli aggi quindi, ma anche il varo, senza ulteriori indugi, del decreto attuativo sul divieto di vendita on line delle e-cig.
La tecnologia molto può aiutare, altrettanto può nuocere, se non usata correttamente.
Anche per questo nella mia intervista, a proposito di gioco pubblico, ho evidenziato che in un’epoca in cui si può giocare on line ovunque e in qualsiasi orario non ha alcun senso parlare di «distanziometro» o limiti orari.
I consumatori, ho detto a «Il Sole 24 Ore», si tutelano puntando sulla formazione e sulla professionalità di tutti gli addetti ai lavori.
Qualità, queste, che certo non mancano a noi tabaccai e che le stessi Istituzioni riconoscono nella nostra categoria.
Avanziamo richieste consapevoli del nostro valore. Ci aspettiamo che il Governo riconosca i nostri meriti.
Mario Antonelli