Derisking e gioco: un problema in meno
La demonizzazione del gioco pubblico, lo abbiamo imparato a nostre spese nel corso degli anni, assume diverse forme. Una delle più antipatiche, però, è quella attuata dalle banche e che si esplica nel negare qualsiasi rapporto contrattuale (dall’apertura di una linea di credito fino alla tenuta di un semplice conto corrente) a chi opera, in un modo o nell’altro, nel settore del gioco. Compresi gli esercenti che lavorano nella raccolta.
Il motivo di questo diniego? Il fatto che il gioco sia un settore più a rischio di altri per riciclaggio e finanziamento del terrorismo.
Tecnicamente questa pratica si chiama «derisking», perché appunto le banche, per evitare qualsiasi rischio, decidono proprio di eliminare una fetta di clientela.
L’ingiustizia è evidente, per non parlare del paradosso: gli operatori del gioco lavorano in nome e per conto dello Stato e, usufruire dei circuiti bancari ufficiali non può che essere garanzia di legalità e trasparenza. A onor del vero, fortunatamente, questa odiosa pratica finora ha coinvolto poco noi tabaccai, ma riguarda soprattutto quelle attività che si occupano di gioco in via esclusiva (vedi sale giochi, agenzie di scommesse etc.); ciononostante il rischio di espansione è sempre dietro l’angolo.
Dopo le innumerevoli denunce degli operatori, il legislatore, nel cosiddetto Decreto Asset (DL n. 104/2023, art. 12bis), ha finalmente deciso di intervenire, vietando alle banche di poter rifiutare la collaborazione con gli operatori, a meno che non ci siano dei rischi specifici e concreti. Come a dire: l’analisi del rischio deve essere fatta sul singolo esercente, ma non può travolgere, aprioristicamente e in via generalizzata, un’intera categoria.
Chiaramente si tratta di un grosso successo che fa tirare un sospiro di sollievo a tutto il settore, noi compresi. Certo, la norma è stata appena varata e, senza la sfera di cristallo, non siamo in grado di prevedere se ci sarà una contromossa da parte degli istituti di credito.
Ma al di là di questo, voglio sottolineare una cosa.
Il legislatore ha mandato un chiaro segnale: non si possono criminalizzare migliaia di imprese che operano nel gioco in maniera legale e trasparente. Del resto attraverso i loro conti correnti transitano ingenti somme di denaro che confluiscono all’Erario. La strada dunque è stata tracciata.
Mario Antonelli