il nostro ricordo
Era il 3 novembre del 2005 quando l’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, venne a incontrare i quadri dirigenti della nostra Federazione, riuniti a Roma. Fu un incontro affollato e caloroso, di cui credo tutti i presenti conservino memoria. E non solo perché Berlusconi osservò che, trovandosi fra di noi, qualcuno avrebbe detto che si era colleghi perché... «venditori di fumo».
Quella che allora ci presentò fu una sostanza che ha ancora molta attualità. Anzi, forse ne ha ancora di più. Perché ci parlò del problema del debito pubblico, che poi crebbe ancora e della necessità di lavorare più numerosi e più a lungo, anche grazie al fatto che la vita media si è allungata. Riconobbe in noi quel che abbiamo sempre, orgogliosamente detto di essere: tante famiglie imprenditrici, al servizio dello Stato e dei cittadini. Una componente, quindi, di quell’esercito dell’intraprendere e del lavorare che manteneva e mantiene in equilibrio l’Italia e i suoi conti.
Ci parlò del contrabbando da contrastare e della sicurezza da garantire. Temi ancora sul tavolo dell’attualità. Ma, in questi giorni che seguono la sua scomparsa, lasciatemi ricordare la simpatia e la vicinanza che ci dimostrò. Ovvio che c’è una certa differenza dimensionale fra il suo essere imprenditore e l’impresa di ciascuno di noi, ma quella che lui ci trasmise è la comunanza del fare, del realizzare, rispetto all’attendere e al pretendere.
La FIT, come sapete bene, non ha connotazioni politiche e collabora con i Governi in carica, quali Governi della Repubblica. Quali reggitori dello Stato di cui siamo concessionari. Siamo indipendenti, non indifferenti e nella correttezza dei rapporti istituzionali sappiamo cogliere il calore del rapporto umano. Un calore che, quel giorno, Berlusconi seppe cogliere e ricambiare.
Lo abbiamo poi incontrato altre volte, trovando in lui vivida memoria sia di quell’appuntamento che dei bisogni e richieste della nostra categoria. Ed è con questo spirito che lo salutiamo. Da colleghi, come scherzosamente si definì.
Era uno di noi!
Mario Antonelli