Il piano B
Vi ho raccontato brevemente (e con richiami gastronomici) i problemi legati alla partecipazione ad una consultazione pubblica indetta dalla Commissione Europea sulla regolamentazione unionale dei prodotti del tabacco e di nuova generazione che sa tanto di farsa.
Il questionario è pieno zeppo di domande poco chiare e di non immediata comprensione, e non è un problema di traduzione, ma di impostazione. Lo so, a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.
Tanto è vero che un paio di eurodeputati nei giorni scorsi hanno presentato un’interrogazione parlamentare in merito.
Di questo ho parlato con i miei Colleghi della Confederazione Europea dei Dettaglianti in una lunga riunione con confronti e dibattiti serrati e dalla quale è emersa la necessità di essere ancora più vigili e presenti nei procedimenti normativi e regolamentari europei. È ormai una questione vitale per la tutela delle nostre piccole imprese familiari.
Anche perché una delle domandine mette in discussione la nostra stessa esistenza. Ve la riproduco testualmente: «Considerato l’obiettivo di una “generazione senza tabacco” nell’UE entro il 2040, ritiene che la sua organizzazione sia preparata per un’uscita agevole dal mercato (ad esempio se è dotata di piani strategici per la transizione verso un settore diverso)?». Le risposte sono preordinate, ma avrei in mente di integrare la risposta, ovviamente e risolutamente negativa, con un commento in calce: «L’Unione europea è pronta ad “un’agevole” perdita occupazionale di circa un milione e mezzo di posti di lavoro nei settori agricolo, produttivo e distributivo e di introiti erariali di oltre cento miliardi di euro tra IVA ed accise?».
Mi sembra che sia giunto il momento di ragionare con numeri alla mano e con evidenze scientifiche, altrimenti si fanno solo esercizi di retorica. Ma per questi vanno benissimo le aule universitarie nei dipartimenti di filologia, non le aule parlamentari di Bruxelles o Strasburgo.
Come la storia insegna, ove c’è domanda c’è offerta e i beni proibiti per legge diventano ancora più appetibili. Dovremo cedere le nostre attività agli scafisti dediti ai traffici illeciti o divenire scafisti dovrebbe essere il piano B?
Non credo che nessuno di noi voglia accedere alla formazione nautica, crediamo di dover continuare a fare il nostro lavoro anche grazie ai prodotti di nuova generazione sui quali tanto si sta investendo.
Mario Antonelli