La tabaccheria sovietica... ma non finisce qui!

Ci abbiamo provato in tutti i modi. Abbiamo parlato a lungo con tanti esponenti politici ed istituzionali, (rubando ore al sonno e fondendo qualche telefono cellulare) diramato un chiaro comunicato stampa subito diffuso da tutti i mass media; molti hanno riconosciuto le nostre ragioni, ma tutti i nostri sforzi non sono bastati.

Dal prossimo 1 febbraio e sino a fine emergenza chi vuole entrare nelle nostre tabaccherie deve essere munito del Green Pass.

La nostra rete di concessionari che eroga servizi a valore aggiunto, in grado di semplificare la vita ai connazionali ed alla Pubblica Amministrazione, non è stata considerata tra quelle con carattere di essenzialità.

Ognuno tragga le debite conclusioni, anche riportando la memoria al marzo 2020, quando il carattere di essenzialità delle tabaccherie non era stato minimamente messo in discussione, anzi era stato immediatamente sancito con decreto del Presidente del Consiglio, poi sempre confermato nei successivi provvedimenti governativi.

E di quella scelta ancora oggi tanti cittadini sono grati (e credo anche molte amministrazioni locali).

Ciò che spero con tutto il cuore, ora, è che i nostri clienti siano pazienti tanto quanto lo siamo noi e che quelli impazienti o privi di Green Pass non scelgano di acquistare i prodotti del tabacco in qualche canale di vendita illecito. Un regalino al contrabbando sarebbe la beffa che segue il danno.

Spero davvero che questa decisione non trasformi le nostre tabaccherie nei negozi dell’Unione Sovietica e dei Paesi dell’Est Europa di qualche decennio fa, dove le file di clienti erano la sconfortante normalità quotidiana.

Certo, in questa fase emergenziale, con un virus che sembra sbertucciarci, di tutto avevamo bisogno meno che della tabaccheria sovietica. Ma non finisce qui, faremo ricorso.

Giovanni Risso