CHI DI TASSE FERISCE, D’ILLECITO PERISCE
In apertura al numero 24 del 21 giugno scorso avevo accennato ai dati italiani sul mercato illecito nel 2020, abbastanza confortanti, certamente riconducibili non solo all’ottimo lavoro delle nostre autorità di vigilanza e controllo ma anche alla chiusura delle frontiere nazionali per alcune settimane nella primavera dello scorso anno.
Torno sull’argomento, stavolta per condividere con voi una riflessione che emerge dalla lettura dei dati europei sulla dimensione dei fenomeni del contrabbando e della contraffazione.
La stragrande maggioranza dei Paesi del Vecchio Continente lo scorso anno ha registrato se non un decremento comunque una sostanziale invarianza percentuale, con un’unica importante eccezione, quella della Francia.
Il dato è di quelli che lasciano stupiti.
La percentuale di mercato illecito Oltralpe è balzata dal 13,7% del 2019 al 23,1% del 2020, la più alta tra gli Stati dell’Unione Europea, con un incremento di ben 4,6 miliardi di sigarette di provenienza illecita.
Un non invidiabile primato dovuto all’aumento dei prezzi che ha portato il prezzo minimo delle sigarette a 10 euro con un alto differenziale rispetto ai prezzi al pubblico applicati nei Paesi confinanti con la Francia.
Non è un caso che, per correre ai ripari, circa un anno fa il Governo di Parigi ha varato una legge che stabilisce un tetto massimo di 200 sigarette che si possono introdurre nello Stato per uso personale, in aperto contrasto con la norma armonizzata europea che fissa la soglia in 800 sigarette.
Per questo, visto che l’Europa si appresta a rivedere le direttive sui prodotti del tabacco e sulle relative accise, è quanto mai necessario che non solo le filiere produttiva e distributiva ma anche le nostre Istituzioni difendano con il coltello fra i denti l’equilibrio del nostro mercato da ogni assalto inutilmente demagogico.
In caso contrario finiremo anche noi per tenere buona compagnia ai «cugini» francesi e stavolta non vale il detto «mal comune mezzo gaudio...».
Giovanni Risso