TRA BANCHE ED EUROPA C’È DI MEZZO IL GIOCO
«Ce lo chiede l’Europa!». Quante volte abbiamo sentito questa frase a giustificazione di qualche boccone amaro che siamo stati costretti ad inghiottire negli ultimi anni...
Quante volte abbiamo scoperto che questa frase non è sempre vera in termini assoluti, ma relativi ed è invece funzionale a mascherare un certo disimpegno per risolvere problemi.
Come quelli che caratterizzano il rapporto tra alcuni istituti di credito ed operatori del gioco pubblico. Un rapporto complesso, a volte conflittuale, al punto da suscitare (finalmente!) l’attenzione della politica e delle Istituzioni che hanno acceso i riflettori sul tema scottante della riluttanza di alcune banche a favorire le prestazioni delle garanzie fideiussorie ed il mantenimento dei conti correnti dei propri clienti operatori del gioco.
Il motivo? Ovvio: «ce lo chiede l’Europa»... stavolta rappresentata dall’EBA, l’Autorità Bancaria Europea.
Quest’ultima ha esposto alcune linee guida dove, pragmaticamente, il gioco è considerato un’attività che, al pari di altre, presenta qualche rischio in più legato ai fenomeni di riciclaggio o terrorismo.
Sappiamo tutti bene che le attività economiche legate al mondo del gioco meritano controlli accurati ed analisi dei rischi approfondite, sulla base delle vigenti normative nazionali ed europee, ma da qui a scegliere di chiudere i conti correnti o di negare le garanzie fideiussorie alle imprese del settore ce ne passa, eccome!
E non siamo i soli a pensare questo, se persino alcuni Senatori hanno presentato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Economia e Finanze, che ha risposto per bocca della Sottosegretaria, Prof.ssa Maria Cecilia Guerra.
La Sottosegretaria ha sottolineato il ruolo centrale dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli nel tentare la carta del dialogo con l’Associazione Bancaria Italiana, rilevando come il sistema concessorio del settore in Italia presenti peculiarità tali da non poter essere paragonato a tante realtà europee, dove il gioco è invece, spesso, «semplicemente autorizzato».
Infatti pochissimi Paesi in Europa possono essere messi sullo stesso piano del nostro per quanto concerne la rigorosa regolamentazione del settore dei giochi e gli annessi controlli delle autorità di vigilanza.
Questo è un elemento che le banche dovrebbero attentamente valutare, tanto quanto i rischi di cui alla normativa antiriciclaggio.
Anche perché, la stessa EBA nelle linee guida scrive che gli istituti di credito e finanziari dovrebbero effettuare un’analisi del rischio con un «approccio olistico».
Quello, appunto, che manca ad alcuni istituti di credito, che non inquadrano il tema in una prospettiva multifattoriale. Come chiede l’ADM, il MEF e tutto il comparto, che dà lavoro a centinaia di migliaia di operatori.
Confidiamo che la via del dialogo sia la strada maestra per tutti e che si trovi una soluzione che permetta allo Stato di raggiungere gli obiettivi di gettito ed agli operatori del gioco pubblico di essere messi in condizioni di lavorare nel pieno rispetto delle regole.
Noi siamo disponibili ad ogni utile contributo, ce lo chiede la nostra etica.
Giovanni Risso