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Contrabbando: una gara tra «mariuoli»

 

cop 13 2021Dopo «Quattro ristoranti», arriva «Quattro contrabbandieri», una gara tra «mariuoli».

Lo dobbiamo a «Striscia la Notizia» il nuovo format, in particolar modo a Luca Abete, che ho personalmente ringraziato per il servizio andato in onda lo scorso 24 marzo.

Ma cominciamo dall’inizio.

Le cose stanno così: a Napoli e nell’hinterland della città, il contrabbando di tabacco continua ad imperversare e anzi cresce ogni giorno di più, alla faccia tanto della legalità che delle restrizioni, i confinamenti, le mascherine e la pandemia tutta.

Fin qui, purtroppo, nulla di nuovo sotto il sole ma il servizio di Abete, in più, ha avuto il grande merito di illuminare la sfrontatezza con cui i contrabbandieri esercitano il loro malaffare.

Facciamo la loro conoscenza: c’è chi a Casoria, in barba al precariato che attanaglia molti suoi concittadini, con i suoi 38 anni di permanenza nel «business» può vantarsi, a tutto titolo, di avere un posto fisso, per di più tramandato di padre in figlio. A Napoli, in zona Porta Nolana, dietro ad un banchetto ben rifornito, c’è chi con nonchalance e padronanza maneggia un fascio di banconote, incasso – e che incasso! – della giornata. A pochi chilometri di distanza, in Borgo Sant’Antonio Abate, da un banchetto talmente conosciuto da essere quasi un’istituzione, si contrabbandano sigarette con orario continuato, dalle prime ore del mattino alle sette di sera. Infine, a Marigliano, una macchina parcheggiata funziona da deposito di sigarette per due fratelli che si alternano nella vendita di contrabbando. Il guadagno, per ammissione di uno dei due, è di 1.500 euro al mese e in più, per gli imprevisti, c’è il reddito di cittadinanza.

Ecco la sfrontatezza a cui mi riferivo prima, emersa dal servizio di «Striscia» che mi ha fatto tornare indietro con la memoria a più di trent’anni fa, quando ero Commissario del Sindacato FIT della città partenopea ed assistevo sgomento a scene surreali.

Una sfacciataggine tale e tanta nel perseguire il malaffare che mi auguro riesca a diradare quell’alone di folclore che ammanta il contrabbando agli occhi di chi non vede, dietro le quinte, la lunga mano della criminalità organizzata.

Il contrabbando nuoce alle casse dello Stato, a chi svolge il proprio lavoro nelle regole, alla salute dei cittadini. Non ci possiamo più permettere errori di sottovalutazione.

È tempo che le Istituzioni intervengano con fermezza e determinazione, come fecero esattamente ventun’anni fa con l’operazione «Primavera» che diede un durissimo colpo alla criminalità contrabbandiera e portò ad una legge più severa e funzionale alla lotta in atto.

In quei giorni anche la FIT svolse un prezioso lavoro di cooperazione con la Guardia di Finanza, l’Amministrazione finanziaria ed i parlamentari, per definire un quadro di azioni sia operative che legislative mirate.

I tempi, purtroppo, sono maturi per avviare l’Operazione «Primavera 2» e noi non ci tiriamo certo indietro. Chiediamo però al Ministero delle Finanze, all’Agenzia Dogane e Monopoli e alla Guardia di Finanza di sugellare di nuovo quella straordinaria collaborazione con noi che diede frutti straordinari.

Diversamente, da quei banchetti di Napoli e dintorni, sempre più numerosi, udiremo alla fine un sonoro pernacchio all’indirizzo dello Stato e dei suoi servitori.

 

 

                                                       Giovanni Risso

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