Uno spunto di riflessione
In questi giorni è tutto un parlare di Ristori. Dallo scorso marzo, quando la stragrande maggioranza delle imprese è stata costretta alla chiusura dal cosiddetto lockdown, il Governo ha cercato i fondi per aiutare le attività economiche chiuse o in crisi.
Inizialmente esclusi dagli aiuti, i tabaccai, sebbene aperti, hanno poi potuto accedere ai contributi sulla base della perdita di fatturato registrata nei mesi del lockdown nazionale del 2020.
Consapevoli delle difficoltà di molti, ci siamo attivati per chiedere un maggiore sostegno per la categoria e continuiamo la nostra azione in tal senso.
Un particolare occhio di riguardo meritano i colleghi che, seppur formalmente aperti, essendo ubicati all’interno di siti chiusi o sostanzialmente chiusi (aeroporti, stazioni ferroviarie, tribunali, alberghi e ora località sciistiche, tanto per fare degli esempi), hanno sentito i morsi della crisi al pari di chi la chiusura l’ha subita per legge.
Siamo altresì consapevoli che le risorse a disposizione non sono certo abbondanti e che quindi, specie per chi ha potuto tirar su la saracinesca, la strada del Ristoro è impervia.
Del resto i numeri parlano chiaro.
Nel corso del 2020 sono stati stanziati svariati miliardi di euro, che sono stati spalmati su una platea di milioni di imprese in difficoltà, per un contributo medio di circa 3.000 euro, destinati a coprire i mancati ricavi da marzo a dicembre.
Nel rispetto dei requisiti prescritti, parte di questi fondi è stata erogata anche ai tabaccai, tra Ristori a fondo perduto e crediti d’imposta per locazione, cui si aggiunge la cassa integrazione in deroga per i dipendenti, oltre al contributo erogato dall’Inps a tutte le partite IVA.
Come noto, in ogni crisi c’è chi se la cava, chi ci guadagna e chi ci perde.
I nostri sforzi saranno profusi per tutta la categoria ed in particolare per chi tra i tabaccai sta soffrendo maggiormente.
Giovanni Risso