Cannabis light: la legge è uguale per tutti?
«Tutti gli animali sono uguali, ma qualche animale è più uguale degli altri».
Questa frase, una delle più celebri del libro «La fattoria degli animali» di George Orwell, riassume un po’ il nostro stato d’animo innanzi all’inerzia del legislatore che, da una parte, chiude gli occhi sul diffuso fenomeno della vendita di canapa light attraverso negozi specializzati e web e, dall’altra, alla solerzia dell’ADM che invece di occhio ne apre solo uno per puntarlo sulla rete dei tabaccai e dei negozi di e-cig.
Consapevoli del vuoto legislativo, solo in parte colmato dalla Cassazione penale che ne ritiene lecita la vendita purché non ci sia effetto drogante, abbiamo sempre invitato la categoria alla massima prudenza nella vendita della cannabis light. E ciò, nonostante il palese affronto alla categoria e lo sfregio alle norme dati dalle pubblicità di tali prodotti su cartelloni e autobus, sul web, sui giornali e oggi anche sulle maglie di alcune squadre di calcio, che nelle società del settore hanno trovato il proprio sponsor.
Nel lassismo generale, considerato che l’attività dei canapa-shop viene effettuata alla luce del sole e che i negozi on line certo non operano nel cosiddetto dark web, ossia quel web nascosto dove si realizzano le attività criminali, qualche tabaccaio ha ritenuto che i nostri avvisi fossero allarmistici e che i prodotti in questione potessero essere liberamente venduti. Tutto, del resto, porta a interpretare le norme in questa direzione.
Oggi però dobbiamo prendere una posizione.
Ai tabaccai che hanno subìto controlli in questi giorni è stata contestata anche la violazione dell’art. 16 del Capitolato d’Oneri che vieta la vendita di prodotti surrogati, ritenendo evidentemente tali le infiorescenze.
Ed allora, se si tratta di prodotti fumabili, come farebbe intendere tale contestazione, rileviamo che le reti alternative alla nostra sono anche in violazione dell’esclusiva di vendita a noi riservata sui prodotti da fumo.
Se questa è la posizione di ADM, considerato che i verbali vengono redatti su fogli ciclostile, allora ADM e con essa la Guardia di Finanza devono andare a mettere il naso anche nei canali di vendita diversi da quelli che ADM reputa essere la sua rete di vendita che peraltro, da quei canali, subisce una indebita e incontrastata concorrenza e andrebbe, semmai, difesa.
Sia chiaro: non contestiamo ADM ed anzi auspichiamo che questa azione possa essere un sasso che muova le acque dello stagno di ipocrisia in cui navighiamo da anni.
Chiediamo che il trattamento sia uguale per tutti, che il legislatore apra finalmente gli occhi e che del settore canapa, regolamentato solo lato produzione, provveda a regolamentare anche le attività di vendita dei prodotti finali.
Fino ad allora ci difenderemo con ogni mezzo a disposizione.
Giovanni Risso