Il gioco dei distinguo
In queste settimane di lockdown abbiamo compreso perfettamente come governare l’Italia sia un esercizio degno dei massimi esperti di enigmistica. Un rompicapo dovuto più che a un federalismo imperfetto alle imperfezioni del nostro federalismo.
E così DPCM dopo DPCM, abbiamo seguito e inseguito le ordinanze regionali e quelle comunali, ognuna con i suoi distinguo.
Ulteriori fattori di complicazione, da una parte le delibere dei Ministeri, della Protezione Civile e degli Enti regolatori i vari settori economici, dall’altra le interpretazioni giornalistiche e politiche di dette ordinanze e delibere.
Nei giorni scorsi, il nostro Ente regolatore, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha emanato una determina che gradualmente consentiva di riprendere con la raccolta del gioco legale negli esercizi aperti, tabaccai ed edicole. Determina che è stata commentata su tutti i giornali e da tanti politici con un sprezzante «Lo Stato riapre l’industria dell’Azzardo» ed il corollario dei rischi legati alla riapertura delle sale giochi i cui tempi di riapertura sono invece, e lo diciamo con imprenditoriale empatia, ancora indefiniti.
Non occorre essere esperti, basta leggere la citata delibera ADM.
Eppure accompagnato dal clamore mediatico, più di un politico ha sentito l’esigenza di dare addosso all’untore del gioco.
Certo a leggere la delibera poteva saperlo chiunque. Tant’è...
Vari Sindaci hanno ricominciato con la solfa della lotta alla ludopatia e del blocco del gioco per evitare code e assembramenti spingendosi a dire, senza alcun amore per la verità e rispetto per il nostro lavoro, portato avanti anche nei momenti più difficili, che da quando hanno riaperto ai giochi si rivedono le code in tabaccheria.
Si dimenticano Sindaci e Governatori che le file fuori dalle rivendite si formavano anche prima perché abbiamo sempre fatto rispettare le norme anti assembramento anche per le sigarette e per i servizi. Così, ancora una volta, anziché affrontare il problema con la prevenzione, si sceglie il più facile proibizionismo.
Il gioco dei distinguo assomiglia tanto al gioco dell’oca. Quando pensi di aver fatto qualche passo avanti, rischi di tornare al via ma non è tanto questione di sfortuna quanto di incapacità ad affrontare le complessità.
Giovanni Risso