Giochi all’amatriciana
Cari colleghi, oggi parliamo di amatriciana. Non è un argomento a caso bensì un tema culinario sul quale le diatribe sembrano essersi esaurite e sulla cui ricetta, infine, pare esserci certezza.
A chi ancora avesse dubbi, ricordiamo che, nella versione ufficiale e riconosciuta, occorre utilizzare guanciale e non pancetta. È ormai patrimonio culturale comune che né aglio, né cipolla debbano contaminare la preparazione del tradizionale sugo che di solo pomodoro e guanciale deve comporsi.
Al termine della cottura aggiungere pecorino q.b.
Altrettanta certezza ci piacerebbe avere nelle ricette per affrontare il gioco d’azzardo patologico. Ed invece in materia ogni cuoco ha la sua, nessuna certificata e soprattutto nessuna costante nel tempo, ma adattabile al prodotto di stagione. Oggi ci metto l’aglio e magari domani anche la pancetta.
Il risultato è che ogni giorno sentiamo chef che si rimangiano la ricetta del giorno prima.
Lo hanno fatto vari politici nazionali negli scorsi anni, lo hanno fatto vari politici regionali e ora anche componenti di autorità chiamati a interpretare norme sulla pubblicità dei giochi contenute in decreti dignità che di dignitoso hanno ben poco.
Insomma, scenari sempre più complessi e piatti sempre meno digeribili.
In materia non ci permettiamo di definirci chef stellati, ma di ingredienti per la buona riuscita della lotta al gioco patologico un po’ ce ne intendiamo.
Siamo tutti i giorni sul campo a contatto diretto con i clienti, la stragrande maggioranza dei quali sono giocatori sociali.
La nostra esperienza è a disposizione di chi la voglia fare propria perché non siamo certo gelosi delle nostre ricette.
Giovanni Risso