Preu: aumenti pazzi!
Ci risiamo: nuovi aumenti del Preu. Non passa più alcun provvedimento in Parlamento che non contempli, in misura più o meno importante, un incremento del prelievo erariale degli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro.
Erano appena stati digeriti gli aumenti disposti dal Decreto Dignità lo scorso agosto, tra l’altro con una pianificazione articolata fino al 2023, che l’ultima Legge di Bilancio ha disposto un balzo di +1,35%. Questione chiusa? Nient’affatto: dopo appena tre settimane, il Decreto sul Reddito di cittadinanza ha deciso di alzare la posta in gioco, fissando l’aumento al +2%.
Morale della favola? Nel giro di appena sei mesi, il Preu delle AWP è passato dal 19 al 21,25%, con la previsione di un picco di 21,75%, tra due anni. E sempre che, nel corso della discussione in Parlamento per la conversione in legge del Decreto sul Reddito di cittadinanza, non siano disposti ulteriori aumenti.
Ci sarebbe da ridere, insomma, se non ci fosse da piangere: da una parte Regioni ed Enti locali adottano ordinanze e regolamenti all’insegna del proibizionismo più becero che, con il pretesto di prevenire i fenomeni ludopatici, stanno determinando solo l’estirpazione del gioco pubblico legale dai propri territori; dall’altra parte, invece, lo Stato aumenta spasmodicamente la tassazione del comparto per generare il massimo gettito erariale possibile.
La situazione, indubbiamente, ha del grottesco.
Da parte nostra, noi non abbiamo dubbi: sicuramente i disturbi del gioco d’azzardo meritano grande attenzione e allo stesso modo il settore degli apparecchi e del gioco in generale deve fare la sua parte nel reperimento di risorse, specie in un periodo caratterizzato dalla contingenza economica molto delicata come l’attuale.
Ma il comparto non può essere strozzato da una politica contraddittoria e opportunistica che da una parte vede il gioco pubblico come «nemico» da distruggere e dall’altra come miniera d’oro cui attingere all’occorrenza. Altrimenti, il settore non può che avere la sorte segnata: il collasso definitivo.
E di fronte a questo scenario non possiamo stare a guardare: faremo sentire la nostra voce, così come abbiamo sempre fatto, per difendere la nostra categoria, da sempre impegnata nella raccolta del gioco.
Difenderemo le nostre attività a tutti i costi. Ne va del nostro futuro e della nostra dignità.
Giovanni Risso