Direttiva Tabacco e vendita ai minori
Ormai ci siamo. La Direttiva Tabacco è stata infine recepita dal nostro Paese con il decreto legislativo 12 gennaio 2016, n. 6.
Un decreto abbastanza equilibrato, che ha sostanzialmente ripercorso le orme della direttiva, tranne che in un punto: il divieto di vendita ai minori e le sanzioni correlate.
Che ciascuno di noi debba rispettare la legge è fuori discussione, ma che le sanzioni stabilite siano paragonabili a quelle previste per criminali incalliti, questo non ci va proprio giù. È un sassolino, anzi un masso, che ci dobbiamo togliere dalla scarpa. Qui o in Europa.
Quest’Europa invocata quando si parla di tutela della salute, potrebbe ben essere interpellata per sapere se sia coerente con i principi di proporzionalità ed equità di impronta comunitaria una norma profondamente ingiusta, che oltre a spennare l’incauto tabaccaio il quale, magari per una disattenzione, vende un pacchetto ad un minore che dimostra vent’anni, gli impone anche la chiusura della tabaccheria per quindici giorni. E Dio non voglia il tabaccaio ci ricascasse, anche dopo qualche anno: in quel caso perderà per sempre la tabaccheria.
Per inciso e per doverosa informazione, nella versione iniziale del decreto si prevedeva la chiusura per tre mesi alla prima violazione e solo grazie al nostro intervento in sede istituzionale è stata mitigata questa assurda sanzione accessoria.
Cerchiamo allora di tornare seri e ripensare ad una norma che punisca severamente la vendita al minore senza buttare sul lastrico un esercente e la sua famiglia. Altrimenti busseremo – con una certa insistenza – a Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo...
PS: intanto che si aumentavano le sanzioni ai tabaccai e a tutta la filiera legale del tabacco, il Governo depenalizzava il reato di contrabbando sotto i 10 chili.
Ogni commento ci sembra superfluo. Almeno in questa sede.
Giovanni Risso