STS: Il Presidente Zamparelli a Napoli
Tutela del gioco legale e lotta alla criminalità, natura ludica del gioco da ricevitoria e responsabilità della rete di raccolta: sono questi tre aspetti che compongono il leit-motiv del primo intervento pubblico di Emilio Zamparelli, neo Presidente Nazionale del Sindacato Totoricevitori Sportivi.
Occasione del discorso è stato il «Lottomatica Talks» di Napoli, giornata di incontro e scambio organizzata dal Gruppo Lottomatica il 1 dicembre scorso per approfondire il settore del gioco pubblico.
L’evento, comunque, non è stato un convegno singolo ma la tappa di un tour che interessa tutta la Penisola, da Nord a Sud, e che, partito da Trento il 7 aprile scorso, ha già toccato diverse città, tra cui Firenze e Roma.
Obiettivo principale?
Quello di riaffermare i valori fondamentali su cui poggia il gioco pubblico nel nostro Paese e l’importanza del lavoro svolto da tutti coloro che, a vario titolo, operano in questo settore economico.
Ad ogni modo, al centro dell’attenzione Zamparelli ha messo sostanzialmente un tema: la tutela della rete legale come strumento principale per la lotta all’illegalità. E non potrebbe essere altrimenti visto che, secondo quanto emerso durante la giornata di Napoli, sembra che nella sola Campania il gioco illegale valga ben 2,5 miliardi di euro.
Dati questi che, in base ad un sondaggio tenuto da Winpoll, sono «molto preoccupanti» per ben il 39% degli intervistati e «abbastanza preoccupanti» per il 35%, per un totale pari al 74%.
Insieme a Zamparelli, comunque, all’incontro moderato dal giornalista di La7, David Parenzo, erano presenti diversi esperti del settore, dalla politica all’associazionismo a medici qualificati: ad aprire il dibattito il Presidente della Camera di Commercio di Napoli, Ciro Fiola, che nel suo discorso introduttivo ha posto l’accento sul tema delle garanzie bancarie, ossia le difficoltà ad accedervi da parte di chi opera nel settore. «Bisogna fare in modo – ha affermato Fiola – che agli imprenditori sia concessa la possibilità di svolgere la propria attività».
Presente anche Pierpaolo Baretta, ex Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, e ora Assessore al Bilancio del capoluogo campano.
Dall’alto della sua esperienza, ha fornito un’utile ricostruzione dei diversi approcci regolatori adottati negli anni dalle Istituzioni. Il settore, secondo Baretta, deve essere letto e interpretato nella sua interezza, come comparto industriale strategico del nostro Paese, senza scadere in approcci né troppo proibizionisti né, allo stesso tempo, troppo liberisti.
«Il gioco è una delle condizioni della vita, diventa patologico quando diventa la condizione della vita – ha dichiarato e ha poi aggiunto – vada immaginata una distribuzione territoriale più organizzata e di qualità, socialmente avanzata. Non servono 60.000 bar che offrono gioco, è una dispersione anche dal punto di vista del mercato».
Che il gioco sia una condizione della vita è stato evidenziato anche dalla psichiatra Sarah Viola che da una parte ha evidenziato come l’essere umano ha diritto al gioco e che questo diventa patologico solo quando interferisce con il resto della vita e, dall’altra, ha sottolineato che non tutti possono diventare ludopatici, e che esiste un profilo – e dunque una predisposizione – ben precisa.
Per questo, a suo avviso «pensare che spostando le sale da gioco e chiudendole in determinati orari si possa risolvere il problema della ludopatia è un errore concettuale e culturale pericolosissimo. Meglio invece – conclude – creare attorno al giocatore patologico una rete che possa aiutarlo in tutti gli ambiti».
Presente, infine, anche il Direttore Giochi dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, Stefano Saracchi, che ha chiuso i lavori ricordando il peso economico del sistema gioco nel nostro Paese.
Riprendendo anche i temi toccati da Zamparelli, è tornato sulla centralità della tutela del giocatore e del contrasto all’illegalità.
«Non c’è nulla di più serio del gioco – ha commentato provocatoriamente – il settore registra un utile erariale di 8,3 miliardi di euro con una proiezione di oltre 12 miliardi entro fine anno. Le proiezioni sui numeri di questo 2022 vedono 138 miliardi di raccolta.
Cifra che – ha concluso – definisce una volta di più quanto il gioco sia un settore da prendere molto seriamente».
Dal gioco clandestino al gioco legale:
l’emersione di un settore
Se ci sono delle regioni o delle città che più di altre hanno un particolare legame con il gioco, la Campania non può che essere tra queste. Ne sa qualcosa il Presidente Nazionale di STS, Emilio Zamparelli, ricevitore storico e campano doc.
E infatti, nel suo intervento al convegno, Zamparelli lo dice senza mezzi termini: «Siamo in Campania e noi che siamo cresciuti qui, ricordiamo benissimo cosa è successo negli anni ’80».
Anni, quelli, ricorda, in cui non vi era ancora l’odierna disputa tra gioco legale e gioco illegale, quella sarebbe poi arrivata più avanti. Al massimo si parlava di gioco clandestino. Già clandestino, perché era proprio questa la parola che in quel momento si utilizzava.
«Quello che è avvenuto negli ultimi anni – evidenzia – non è stato altro che un’attività di regolamentazione di giochi che, a ben vedere, esistevano già, solo che – nella pratica – si trovavano in mano alla criminalità».
Ecco perché, quando si parla di ampliamento eccessivo di offerta, sarebbe corretto rendersi conto che, in realtà, si è trattato di una sottrazione di un intero comparto alla criminalità.
Con tutte le conseguenze del caso: «quelle risorse, quei soldi che venivano raccolti dalla criminalità, non erano utilizzati per la collettività dallo Stato, al contrario erano messi a frutto per altre attività criminali».
Il pensiero di Zamparelli, uno tra tutti, va allo scandalo del calcio scommesse degli anni ’80, quello scandalo che riguardò anche i calciatori più importanti dell’epoca, per esempio Paolo Rossi. «Su Youtube potete trovare un bellissimo servizio di Luigi Necco, storico giornalista campano di 90° minuto – consiglia Zamparelli – con l’intervista a un personaggio che in quel di Napoli, fuori dallo stadio, raccoglieva le scommesse la domenica e il lunedì pagava le vincite».
Tempi bui, quelli, per lo sport e per il gioco in generale. E oggi, demonizzare il gioco legale significa spingere affinché si ritorni a quel mondo, in cui certamente il consumatore non riceveva alcuna tutela.
«Noi rappresentiamo l’ultimo anello della filiera – prosegue – noi abbiamo il contatto diretto con il giocatore, che è l’utente finale e che appunto è il nostro consumatore. E nessuno di noi vuole che i nostri clienti diventino giocatori problematici».
Il perché è chiaro: le tabaccherie sono esercizi di prossimità, il classico negozio sotto casa, quel negozio in cui si respira un’atmosfera familiare, dove il giocatore si reca non solo per giocare, ma anche per fruire di altri consumi e servizi, come ad esempio pagare una bolletta. «Non vogliamo giocatori che si rovinano anche perché quel cliente lo conosciamo da una vita e conosciamo la sua famiglia.
Per questo molto spesso, se intercettiamo dei comportamenti sospetti, interveniamo».
I tabaccai ricevitori giocano un ruolo fondamentale per la tutela dei consumatori, anche perché, in qualità di concessionari dello Stato, assicurano un collegamento diretto con l’ADM, che è ente regolatore.
«L’essere attenti per noi è un principio che fa parte del nostro DNA – sottolinea Zamparelli – noi rappresentiamo la rete storica del gioco italiano, quella rete che ha iniziato con i famosi bollini del Totocalcio e che ora offre tanti altri giochi entrati, giorno dopo giorno, nel cuore degli italiani».
Queste le riflessioni che il Presidente STS auspica siano alla base del confronto sul gioco pubblico con le Istituzioni. Ma un concetto su tutti ritorna con estrema prepotenza: «è fondamentale capire che se arretriamo sulla legalità facciamo un regalo alla clandestinità. E io penso che questo nessuno lo voglia».