U.E: modifiche alla direttiva prodotto sul tabacco
La categoria si mobilita
La Direzione Generale per la Salute e Tutela del Consumatore della Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica per la revisione della direttiva 2001/37/CE in materia di tabacco.
Le proposte di modifica della direttiva presentano molti aspetti che impattano direttamente sulla nostra categoria con possibili negative ricadute anche sulla redditività dei nostri punti vendita. Sostanzialmente, le aree d’intervento in discussione sono sei:
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disciplina sulle vendite di sigarette elettroniche, sigarette a base di erbe ed altri prodotti non da fumo che contengono nicotina;
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disciplina dei prodotti del tabacco non da fumo;
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informazioni al consumatore;
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comunicazione e registrazione degli ingredienti;
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regolamentazione degli ingredienti;
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accesso ai prodotti del tabacco.
In ordine al punto 1), in assenza di una disciplina nazionale, la Federazione da tempo auspica, almeno a livello nazionale, una regolamentazione del mercato di questi prodotti secondo le norme vigenti in materia di accise sui prodotti da fumo, ritenendo che prodotti come le sigarette elettroniche e le sigarette a base di erbe e similari debbano essere commercializzati esclusivamente attraverso una rete affidabile e controllata come quella delle rivendite di generi di monopolio.
In relazione al punto 2), rileviamo in sede comunitaria una crescente preoccupazione circa i possibili effetti nocivi di prodotti del tabacco non da fumo, con una correlata volontà di vietare o, quantomeno, limitare la diffusione di questi prodotti. La Federazione, con atteggiamento responsabile, lungi dall’assumere posizioni aprioristiche, non essendo ancora definita un’evidenza empirica circa i possibili effetti nocivi di questi prodotti, preferisce evitare un intervento di modifica radicale all’attuale disciplina di vendita.
Il punto 3) rappresenta invece uno degli aspetti di maggior preoccupazione per la categoria, poiché sviluppa una serie di ipotesi di intervento del legislatore comunitario che vanno dall’aumento della superficie del pacchetto di sigarette destinata alle avvertenze sanitarie all’inserimento delle immagini shock, fino all’obbligo di introdurre nel mercato solo pacchetti con confezioni generiche, neutre, completamente bianche o grigie, dove sarebbe possibile stampare solo il marchio ed il nome del prodotto, le avvertenze, gli ingredienti ed il contrassegno fiscale. Inutile dire che tali misure sconvolgerebbero il sistema di vendita in modo davvero radicale e la posizione della FIT non può che essere di netta opposizione, non tanto per interessi di bottega quanto per un senso di responsabilità che ci porta ad evidenziare immediatamente gli sviluppi negativi di una misura così drastica anche per la collettività. In primo luogo, appare ineluttabile la conseguenza di una maggior diffusione dei prodotti contraffatti o di provenienza illecita a fronte di una sostanziale omologazione dei condizionamenti che avrebbe anche come effetto una più o meno marcata omologazione dei prodotti stessi, con buona pace di chi a Bruxelles ogni giorno offre incenso sull’altare dei principi di libera concorrenza del mercato. E’ poi lapalissiano osservare come gli stessi tabaccai avrebbero oneri gestionali ben maggiori, costretti a barcamenarsi per individuare celermente prodotti fondamentalmente uguali perché uniformi nelle confezioni, così come non possiamo astenerci dal sottolineare che nessun fondamento scientifico è alla base dell’assunto secondo il quale ad un aumento della superficie destinata alle avvertenze sanitarie corrisponda una contrazione della propensione al tabagismo.
Il punto 4) attiene strettamente agli adempimenti a carico dei produttori, che dovrebbero comunicare agli organi preposti gli ingredienti dei prodotti con modalità più dettagliate. In merito, rileviamo solo l’opportunità di avere un sistema uniforme e condiviso in tutti i Paesi dell’Unione.
In ordine al punto 5), segnaliamo un dibattito per regolamentare l’utilizzo degli ingredienti dei prodotti da fumo. Ci pare al momento privo di fondamento scientifico assoluto stabilire l’impatto di tossicità di un ingrediente, ragion per cui non riteniamo assolutamente condivisibile la posizione di chi, in ambito comunitario, vorrebbe stabilire una lista comune di ingredienti da utilizzare, con esclusione di altri. Ci pare un atteggiamento responsabile, invece, evitare il rischio di una sostanziale omologazione dei prodotti, anche perché, ancora una volta, i risultati empirici a riguardo non sono concordi. Si consideri, inoltre, che tale omologazione dei prodotti da un lato faciliterebbe il lavoro dei contraffattori di tabacchi lavorati e dall’altro lato aumenterebbe il consumo di prodotti di contrabbando provenienti da Paesi extra UE.
Infine, il punto 6) rappresenta il tentativo di disciplinare a livello comunitario la vendita transfrontaliera a mezzo internet e la vendita di sigarette tramite distributori automatici, così come emerge in modo diffuso la volontà di introdurre il c.d. “display ban”, cioè il divieto di esporre i prodotti da fumo. Per quanto concerne la vendita di sigarette via internet, siamo favorevoli ad una regolamentazione severa che tuteli la salute dell’acquirente e preservi il minore così come vuole la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità; a nessuno sfugge, infatti, che spesso i prodotti venduti via internet, oltre a non garantire certezza sul Paese di provenienza e sulla liceità e qualità del prodotto, non contengono le avvertenze sanitarie oppure contengono avvertenze in lingue che non sono quelle dei Paesi di destinazione, vanificando così le politiche di informazione sanitaria UE. Per i distributori automatici, in Italia esiste ormai una disciplina chiara a tutela dei minori e, per quanto ci riguarda, il nostro auspicio è che altri Paesi UE seguano il nostro esempio.
Al contrario, netta è la nostra opposizione a qualunque tentativo teso a vietare o limitare l’esposizione dei prodotti del tabacco all’interno degli esercizi deputati alla loro vendita. L’esperienza di altri Paesi che hanno introdotto questa misura dimostra che gli effetti reali del provvedimento sono: aumento del contrabbando e delle vendite illecite, crollo della redditività di molti esercizi e delle entrate erariali derivanti dalla vendita di tabacchi, chiusura di numerose attività commerciali, diminuzione della frequenza di pubblico negli esercizi al dettaglio.
Tutto questo a fronte di minime incidenze percentuali di diminuzione della propensione al tabagismo da parte della popolazione più giovane, senza che, peraltro, vi sia possibilità di verificare l’incidenza dello spostamento dei consumi dal mercato legale all’illecito. La nostra posizione è quindi quella di sostenere la necessità di definire un assetto di vendita dei prodotti da fumo esclusivamente attraverso punti muniti di licenza e con attività principale costituita dalla commercializzazione del tabacco.
La Consultazione pubblica si chiuderà il prossimo 17 dicembre e per questo è fondamentale la partecipazione dei nostri associati ai quali chiediamo di mobilitarsi attraverso i nostri Uffici Provinciali e Mandamentali per far sentire la nostra voce in Europa e per difendere il nostro lavoro.
Scarica la delega ed inviala o consegnala al Tuo Ufficio FIT entro il prossimo 13 dicembre.